lunedì 1 agosto 2011

Prigioniero della burocrazia. Quando vivere significa fare i conti, quotidianamente, con le Barriere Architettoniche...

Prigioniero della burocrazia. Quando vivere significa fare i conti, quotidianamente, con le Barriere Architettoniche.....




Egregio Sig. Sindaco Luigi Bobbio,

sono Paolo Schettino, il ragazzo disabile stabiese di cui avrà sicuramente sentito parlare nei mesi scorsi, dopo che una segnalazione del 27 luglio 2010, inerente a difficoltà legate alle barriere architettoniche della mia abitazione nel quartiere Cicerone, fu letteralmente ignorata da Lei, l’ex assessore Romano, maestranze provinciali e regionali. Nella missiva veniva chiesto un aiuto concreto per risolvere l’annoso problema che, sicuramente, non affligge solo me, ma che in certe circostanze, come potrà ben capire, diventa veramente insostenibile.

Appena comparsa la notizia sui giornali locali fui subito contattato dall’allora Assessore alle Politiche sociali Emanuela Romano, la quale, forse ingenuamente, credeva di potermi aiutare non immaginando di scontrarsi col muro di gomma della burocrazia italiana. Successivamente il caso passò all’esame dell’apposita Commissione comunale, ma tutto si concluse con una frase a dir poco deprimente, «Se aiutiamo te poi dovremmo farlo con tutti e questo non è possibile!». In seguito ho avuto solidarietà, promesse e tentativi d’aiuto bipartisan, ma oltre a fallire ogni passo fatto, nessuno si è mai pubblicamente affiancato a me in questa battaglia, probabilmente, come ho sempre ritenuto, perché questi casi non sono politicamente interessanti, non sono portatori di voti insomma, riguardando, in apparenza, una meno vasta e visibile classe sociale.

Alla fine io ed i miei genitori avevamo deciso di effettuare l’installazione di una pedana esterna a nostre spese, poi abbiamo optato nella richiesta di un ausilio gratuito, il cosiddetto cingolato, cioè uno strumento su cui si carica la carrozzina e permette di fare le scale. Lei giustamente penserà che la cosa poteva risolversi da subito così, senza creare tanto caos mediatico, ma mi permetta di spiegarLe. Io conoscevo già questo “aggeggio”, ma come potrà vedere informandosi, pur essendo molto sicuro, non è il massimo della comodità e dell’autonomia, difatti incute in molti un senso di terrore, e non esagero, pertanto Le posso assicurare che il solo ad usarlo sarà mio padre, il quale è costretto a salvaguardare la mia e sua incolumità, se ne può dedurre quindi che in sua assenza o indisponibilità io resterò comunque prigioniero dei dieci scalini che mi separano dal mondo esterno.

Come ho detto in passato, rifiuto raccolte fondi e cambio d’appartamento: il primo punto è facile da comprendere, oltre ad avere una dignità ed una condizione economica non indigente, ho la consapevolezza che a questi fabbisogni ci deve pensare lo Stato; il secondo caso è inammissibile, non si possono rivoluzionare abitudini e legami per un intervento quasi irrisorio per la Pubblica Amministrazione. ...............



Brevi passaggi tratti da una Lettera-Denuncia di un ragazzo Diversamente Abile motorio.





Castellammare di Stabia, 11/06/2011

N.B.: Argomento, il presente, da inserirsi nell'apposito link "A domanda, blog risponde!". Per una nuova configurazione del blog, gli argomenti non saranno più suddivisi. Verranno pubblicati uno di seguito all'altro.

01 agosto 2011 03:16

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